Consulenza scientifica
OMEGA-6 CLASSE IIB
Gli acidi grassi alimentari, in particolare gli acidi grassi omega-6, sono i principali componenti dell’assunzione giornaliera di lipidi. L’acido grasso polinsaturo predominante (PUFA) è l’acido linoleico (LA:18:2 n-6). La sua azione sull’infiammazione ha dati controversi e ancora poco chiari.
LA può limitare la sintesi dell’acido eicosapentaenoico (EPA) dall’acido α-linolenico nell’uomo, dunque è verosimile che un suo basso tasso nella dieta limiti la sintesi endogena di EPA, creando potenzialmente un ambiente più infiammatorio.
La mancanza di un significativo effetto antinfiammatorio di LA o degli acidi grassi omega-6 in generale non esclude un’azione benefica nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
OMEGA-3 CLASSE I
La principale azione nutraceutica è quella relativa agli acidi grassi omega-3, essenziali per la salute poiché non possono essere sintetizzati. La loro azione antinfiammatoria, è esercitata attraverso molteplici meccanismi. Il principale è l’incorporazione di acido eicosapentaenoico EPA e acido docosaesaenoico (DHA) nelle membrane cellulari, con conseguente inibizione del metabolismo dell’arachidonico (ARA).
L’acido arachidonico dà il via alla produzione di prostaglandine che hanno un’azione vasodilatatrice e aumentano la permeabilità capillare sostenendo lo stato infiammatorio.
Nella Position si evidenzia come le raccomandazione più alte sono quelle scaturite per gli omega-3 e il riso rosso fermentato. L’efficacia di una formulazione altamente purificata di EPA ad alto dosaggio, pari a 4g/die, è stata confermata in soggetti con pregressa patologia cardiovascolare, in cui a 5 anni i valori circolanti della proteina C-reattiva (indice di infiammazione) erano ridotti del 37%.
I NUTRACEUTICI NON ASSORBIBILI
Gli steroli/stanoli, le fibre solubili (β-glucano, psyllium, glucomannano e chitosano non fibroso) potrebbero dimostrare proprietà antinfiammatorie, per la loro attività ipolipemizzante. Gli altri meccanismi sulla riduzione dell’infiammazione non sono ancora del tutto chiari.
I NUTRACEUTICI ASSORBIBILI
I probiotici sono tra nutraceutici che possono ridurre il colesterolo modificando la flora intestinale, in particolare fornendo enzimi che catalizzano la trasformazione del colesterolo in colest-4-en-one, un intermedio nella conversione a coprostenolo o coprostanolo, che viene eliminato direttamente nelle feci.
I probiotici come Lactobacillus acidophilus, Bifidobacterium bifidum o bulgaricus possono ridurre la circolazione enteroepatica del colesterolo attraverso l’attivazione dell’idrolasi dei sali biliari, aumentandone di conseguenza l’escrezione.
I FLAVONOIDI
I flavonoidi (classe IIa) si ritrovano in natura negli alimenti, alcune sottoclassi come le catechine e flavanoli, presenti nel cacao e nel tè verde, esercitano potenti proprietà antiossidanti, insieme alla capacità di inibire la secrezione di citochine e chemochine pro-infiammatorie da cellule endoteliali attivate.
L’attività antinfiammatoria dei flavanoli in particolare quelli del cacao possono esercitare effetti protettivi vascolari. La letteratura suggerisce l’indicazione del cioccolato fondente ricco di flavanoli nel controllo della pressione sanguigna, nonché ha anche il potenziale per migliorare le prestazioni cognitive negli anziani.
La dieta mediterranea prevede un alto contenuto di flavanoli ad azione antiinfiammatorie, molti studi come lo studio Prevención con Dieta Mediterránea (PREDIMED), hanno rilevato una riduzione dei marker infiammatori insieme a un chiaro beneficio CVD.
LA CURCUMINA
La curcumina (classe IIa) è un polifenolo alimentare derivato dalla radice della Curcuma longa, comunemente nota come curcuma. La curcuma contiene circa il 5% di curcuminoidi (proprietà attive). Utilizzata soprattutto per le proprietà chemiopreventive e antiossidanti.
È riconosciuta una azione positiva per la salute nella sindrome metabolica, tuttavia esercita un modesto effetto ipolipemizzante, potenziando gli effetti dei fitosteroli, sono riconosciuti anche i suoi effetti antiossidanti e antinfiammatori.
L’effetto antinfiammatorio dei curcuminoidi sulla PCR circolante dipende dalla biodisponibilità, che però risulta essere estremamente bassa.
IL BERGAMOTTO
Bergamotto (classe III) si differenzia dagli altri agrumi per composizione e ricchezza in flavonoidi. L’olio essenziale di bergamotto e il succo di bergamotto contengono fino al 93-96% di composti volatili come i monoterpeni (principalmente limonene) e il 4-7% di composti non volatili, come pigmenti, cere, cumarine e psoraleni.
Alcune frazioni di bergamotto hanno azioni simili alle statine, inibendo la HMG-CoA reduttasi, indicando che il bergamotto (generalmente alla dose di 1.000mg/die) può abbassare il colesterolo totale e LDL nei pazienti, oltre a ridurre l’LDL ossidato.
Il suo potenziale ipolipemizzante e la sua sicurezza hanno portato alle raccomandazioni del bergamotto nei pazienti intolleranti alle statine (IIa B) nel Position Paper dell’ILEP nel 2018.
LA BERBERINA
La berberina (classe IIb) è un’alcaloide chinolonico presente in varie piante medicinali, gli studi hanno fornito evidenza di una significativa attività nell’iperlipemia e sul diabete. La berberina agisce nel ridurre gli amminoacidi ramificati periferici (BCAA), migliorando la resistenza all’insulina.
Questo meccanismo può essere potenzialmente associato agli effetti antinfiammatori suggerendo una potenziale azione per ridurre le dimensioni della placca ateromasica, l’infiammazione e lo stress ossidativo. La scarsa biodisponibilità della berberina può essere migliorata dalla combinazione con riso rosso fermentato.
A parte il potenziale ipolipemizzante, gli studi sperimentali disponibili con la berberina sulle sue proprietà antinfiammatorie sono limitate.
IL RYR
RYR (classe I) è un profarmaco derivato da un contaminante del riso contenente il lievito Monascus purpureus, da cui originariamente venivano estratte le statine. RYR contiene monacolina K , chimicamente identica alla lovastatina, in concentrazioni intorno al 2%.
L’attività ipocolesterolemizzante è paragonabile a quella della lovastatina. La somministrazione di estratto in dosi di 1.200-1.400mg/die, è in grado di ridurre il 45% degli eventi cardiovascolari in 4-5 anni, nonché a riduzioni significative delle malattie cardiovascolari e della mortalità totale.
L’effetto antinfiammatorio può essere simile a quello delle statine e può essere di potenziale aiuto nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
LA SOIA E IL LUPINO
Le proteine vegetali soia (classe IIa) e lupino (classe III) sono state associate, a un significativo effetto protettivo contro le malattie cardiovascolari, grazie alla presenza dei fitoestrogeni e degli isoflavoni.
Tuttavia sono conclusioni errate. Infatti i fitoestrogeni non esercitano alcuna attività ipocolesterolemizzante significativa.
L’azione della soia può forse contribuire in una certa misura all’attività antinfiammatoria senza avere alcun effetto sul colesterolo. L’azione positiva è legata verosimilmente alle proteine, come avviene nel lupino (praticamente privo di fitoestrogeni).
BIBLIOGRAFIA
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- Banach M, Patti AM, et al. International lipid expert panel (ILEP). The role of nutraceuticals in statin intolerant patients. J Am Coll Cardiol, 2018
- Medina-Remon , R. Casas , A. Tresserra-Rimbau , et al. Polyphenol intake from a Mediterranean diet decreases inflammatory biomarkers related to atherosclerosis: a substudy of the PREDIMED trial.Br J Clin Pharmacol, 2017
- Sarria B, et al. Regular consumption of a cocoa product improves the cardiometabolic profile in healthy and moderately hypercholesterolaemic adults. Br J Nutr, 2014
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