Consulenza scientifica
CONSUMO DI GRASSI E ATTIVITÀ FISICA: L’INTENSITÀ
Durante una passeggiata tranquilla, il carburante principale, almeno il 70-80%, è rappresentato dagli acidi grassi circolanti nel sangue e il resto dell’energia è coperta da trigliceridi intramuscolari, glicogeno muscolare e glucosio (zucchero) circolante. Invece, nell’attività aerobica vigorosa l’energia è fornita principalmente (circa il 60-70%) dal glicogeno (zuccheri) muscolare. All’aumentare dell’intensità, la glicolisi cioè l’utilizzo degli zuccheri, rappresentati principalmente dal glicogeno muscolare, aumenta e, contemporaneamente, l’ossidazione dei grassi diminuisce. Quest’ultima diventa praticamente quasi zero a circa il 90% della frequenza cardiaca massima (FC max). Quindi, quando l’organismo utilizza principalmente i grassi come carburante, la potenza metabolica disponibile è inferiore (5-15% in meno) rispetto a quando sono usati gli zuccheri perché il metabolismo dei grassi è più lungo e lento. Questo significa che anche l’intensità dell’esercizio, per esempio la velocità di corsa che si può mantenere, sarà inferiore.
CONSUMO DI GRASSI E ATTIVITÀ FISICA: LA DURATA
L’ESPERTO: IL CONSUMO DI GRASSI DIPENDE DALL’ALLENAMENTO
“La capacità di usare i grassi come carburante dipende dall’allenamento: gli atleti molto allenati nelle discipline di resistenza come ciclisti, maratoneti, sciatori e nuotatori di fondo, hanno una elevata potenza lipidica e sono in grado di usare i grassi per l’energia a intensità elevate (sino all’80% della riserva di frequenza cardiaca). Al contrario, le persone sedentarie potrebbero avere una potenza lipidica molto bassa e usare gli zuccheri anche a intensità moderate. La massima ossidazione dei grassi dovrebbe essere appena sotto l’intensità alla quale inizia ad aumentare l’utilizzo degli zuccheri a scopo energetico”. Indica il Professor Marco Bonifazi, che prosegue: “Questo suggerisce che l’aumento della glicolisi inibisca l’ossidazione dei grassi riducendo la lipolisi e inibendo il trasporto di acidi grassi. Questo meccanismo è importante per la difficoltà dell’ossidazione dei grassi osservata durante l’esercizio fisico in persone diabetiche e/o obese, dato che l’importanza della glicolisi è eccessiva in questi soggetti anche a livelli bassi di intensità dell’esercizio aerobico. Per queste persone è quindi fondamentale che le intensità alle quali cimentarsi all’inizio del programma di esercizio-terapia siano adeguatamente ridotte in modo da stimolare gradualmente la capacità di usare i grassi come carburante”.
CONSUMO DI GRASSI E ATTIVITÀ FISICA: IL RECUPERO
Quando l’esercizio è terminato, le reazioni metaboliche diminuiscono. Il metabolismo basale però rimane leggermente elevato, circa il 10-15% in più rispetto al basale, per diverse ore, sino a 8-12, per garantire le reazioni necessarie al recupero. L’entità di questo “consumo in eccesso di ossigeno post-esercizio” (detto EPOC) è proporzionale allo stress metabolico e quindi all’intensità e alla durata dell’esercizio. Esso non è molto, corrisponde a 5-15 Kcal – cioè uno o due grammi di tessuto adiposo – ogni ora, ma contribuisce a consumare grassi. Infatti, durante il periodo di recupero avviene un aumento dell’ossidazione lipidica e del “risparmio” di zucchero per la fornitura di energia. Questo è dovuto alla priorità metabolica dell’organismo di ricostituire le riserve di glicogeno muscolare. L’aumento prolungato dell’ossidazione lipidica nel periodo post-esercizio rappresenta un evento chiave negli effetti mediati dall’esercizio sul metabolismo lipidico di tutto il corpo.
BIBLIOGRAFIA
- Egan B, Zierath JR. Exercise metabolism and the molecular regulation of skeletal muscle adaptation. Cell Metab. 17(2):162-184, 2013
- Bagchi D, Nair S, Sien CK (eds). Nutrition and Enhanced Performance: Muscle Building, Endurance and Strength. Second Edition. Academic Press, 2019
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