Consulenza scientifica
DISTURBI ALIMENTARI: UN LEGAME COMPLESSO TRA GENETICA, PSICOLOGIA E SOCIETÀ
I disturbi alimentari sono condizioni complesse che coinvolgono corpo e mente, spesso difficili da comprendere e accettare, soprattutto per i familiari. La loro origine è determinata da una combinazione di fattori biologici, psicologici e socio-culturali, nessuno dei quali è sufficiente, da solo, a scatenare la malattia. Studi recenti suggeriscono che una vulnerabilità genetica possa aumentare il rischio, sebbene il ruolo della genetica non sia ancora del tutto chiaro. A livello psicologico, caratteristiche individuali come bassa autostima, perfezionismo, difficoltà nella gestione delle emozioni e paura della crescita personale possono precedere l’esordio del disturbo. La società moderna contribuisce alla diffusione di questi disturbi attraverso la promozione di un ideale di magrezza associato alla bellezza e al valore personale, mentre le nuove tecnologie amplificano il problema diffondendo modelli estetici irrealistici e comportamenti alimentari dannosi. Alla base di queste patologie vi è spesso un disagio profondo, un rifiuto della crescita e, in alcuni casi, della vita stessa, che porta a percepire il mondo come minaccioso e il controllo sull’alimentazione come un tentativo di gestire l’angoscia interiore. Per affrontare i disturbi dell’alimentazione è necessario un approccio multidisciplinare che integri supporto psicologico, medico e familiare, aiutando i ragazzi a ricostruire un rapporto sano con il cibo e con sé stessi.

DISTURBI ALIMENTARI: TRA INFLUENZA DEI SOCIAL E IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
L’esposizione costante a immagini di corpi perfetti sui social media contribuisce a rafforzare il mito della magrezza come sinonimo di bellezza e successo, generando un pericoloso senso di inadeguatezza. Le piattaforme digitali, attraverso algoritmi che favoriscono contenuti legati a diete estreme, esercizi ossessivi e modelli estetici irraggiungibili, possono diventare un amplificatore del disagio, spingendo molti giovani a sviluppare un rapporto disfunzionale con il cibo e il proprio corpo. Tuttavia, sebbene i social network abbiano un impatto significativo, il contesto familiare resta un elemento determinante nel favorire o contrastare l’insorgenza dei disturbi alimentari.
La famiglia è il primo ambiente in cui un individuo impara a percepire se stesso e il proprio valore. Genitori ipercritici, poco affettivi o eccessivamente focalizzati sull’aspetto fisico possono involontariamente contribuire alla costruzione di un’immagine di sé fragile e insicura. Anche atteggiamenti apparentemente innocui, come commenti ricorrenti sul peso o sulla forma fisica, battute sul cibo o l’adozione di regimi alimentari rigidi all’interno della casa, possono incidere negativamente sull’autostima di un figlio. Allo stesso tempo, un ambiente familiare eccessivamente permissivo, privo di regole e strutture emotive solide, può non fornire ai ragazzi gli strumenti necessari per gestire lo stress e le difficoltà della crescita.
Un aspetto fondamentale da considerare è che la responsabilità della famiglia non ricade su un singolo genitore, ma sulla coppia genitoriale nel suo insieme. Quando madre e padre non sono coerenti nel loro ruolo educativo, non comunicano tra loro o trasmettono messaggi contrastanti, il figlio può sentirsi confuso e insicuro, sviluppando meccanismi di controllo attraverso il cibo. L’assenza di un supporto emotivo adeguato o la difficoltà nel riconoscere e gestire le emozioni possono spingere i ragazzi a usare l’alimentazione come strumento per affrontare ansie, paure e insoddisfazioni profonde.
Affrontare i disturbi dell’alimentazione richiede quindi un approccio che vada oltre la sola attenzione ai sintomi fisici, coinvolgendo la famiglia in un percorso di consapevolezza e cambiamento. Creare un ambiente domestico equilibrato, in cui i ragazzi si sentano accettati e supportati indipendentemente dal loro aspetto fisico, è un passo essenziale nella prevenzione di questi disturbi. Inoltre, è fondamentale educare i giovani a un uso consapevole dei social media, aiutandoli a sviluppare un pensiero critico rispetto ai modelli estetici imposti dalla società e promuovendo un’immagine di sé basata su qualità interiori piuttosto che su meri standard fisici. Solo attraverso una combinazione di sostegno familiare, educazione emotiva e consapevolezza digitale sarà possibile contrastare efficacemente la diffusione di queste patologie.

DISTURBI ALIMENTARI: IL LEGAME TRA ALIMENTAZIONE, ABITUDINI INFANTILI E SVILUPPO PSICOLOGICO
Il rapporto con il cibo è un elemento centrale nella vita di chi soffre di disturbi alimentari, poiché l’alimentazione diventa un’ossessione e un mezzo di controllo sulla forma fisica e sulle emozioni. Tuttavia, molte difficoltà legate al cibo affondano le radici nell’infanzia, dove gli stili alimentari precoci possono avere un impatto significativo sullo sviluppo di patologie future, come anoressia, bulimia o obesità infantile. L’alimentazione, infatti, rappresenta uno dei primi canali di comunicazione tra il bambino e i genitori: un approccio errato può influenzare negativamente la percezione del cibo e della nutrizione. Fattori come la trascuratezza nell’educazione alimentare, l’assenza di routine sane o eventi traumatici possono ostacolare il naturale percorso verso l’autonomia alimentare, creando un rapporto conflittuale con il cibo.
Un aspetto spesso sottovalutato è la difficoltà ad accettare nuovi alimenti, un comportamento comune nei primi anni di vita, ma che, se persiste oltre i 4 anni, può evolvere in un vero e proprio disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID). Questo disturbo si manifesta con un rifiuto marcato verso determinati cibi, non per ragioni estetiche, ma per timori legati a consistenza, sapore o esperienze negative pregresse con l’alimentazione. Se non trattato, l’ARFID può diventare un fattore predisponente per disturbi alimentari più gravi in età adolescenziale o adulta.
Educare i bambini fin da piccoli a una relazione equilibrata con il cibo è fondamentale per prevenire futuri problemi. È importante offrire un ambiente alimentare sereno, in cui il cibo non sia vissuto come una punizione o una ricompensa, ma come un elemento naturale della crescita. Inoltre, l’introduzione graduale e paziente di nuovi alimenti, senza forzature, aiuta a sviluppare un approccio più positivo all’alimentazione e a ridurre il rischio di comportamenti restrittivi o ossessivi nel tempo.
BIBLIOGRAFIA
- Treasure J, Claudino AM, Zucker N. Eating disorders. The Lancet, 2010.
- Culbert KM, Racine SE, Klump KL. Research Review: What we have learned about the causes of eating disorders – a synthesis of sociocultural, psychological, and biological research. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 2015.
- Fairburn CG, Harrison PJ. Eating disorders. The Lancet, 2003.
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