Consulenza scientifica
MICROBIOTA E RIDUZIONE DEL PESO
Le strategie di intervento, come la restrizione calorica, l’esercizio fisico e altri cambiamenti comportamentali o di stile di vita, che migliorano la perdita di peso, sono noti per essere utili nella gestione delle malattie metaboliche e dell’obesità.
Le prove disponibili suggeriscono che questi effetti benefici possono essere mediati attraverso il microbiota intestinale. Le persone obese trattate con una dieta ricca di proteine e basso contenuto di carboidrati per quattro settimane hanno ridotto significativamente gli acidi grassi a catena corta (SCFA) fecali totali rispetto a quando erano trattati con un più alto contenuto di carboidrati. Questi dati correlano con una quota significativamente ridotta di batteri produttori di butirrato, Eubacterium, Eubacterium rectale, Roseburia spp. e Bifidobatteri.
Studi che hanno valutato l’effetto della dieta a ridotto contenuto calorico in combinazione con una maggiore attività fisica negli adolescenti in sovrappeso hanno riscontrato un marcato aumento dei Bacteroides fragilis e Lactobacillus mentre mostrano una diminuzione della quota dei gruppi Bifidobacterium longum e Bifidobacterium adolescentis.
Si è inoltre riscontrato che marcate alterazioni del microbiota intestinale sono presenti con una maggiore perdita di peso (> 4 Kg). Anche negli adolescenti in sovrappeso e obesi c’è una correlazione significativa tra le proporzioni ridotte di Clostridium histolyticum ed E rettale-C coccoides e perdita di peso. Una maggiore perdita di peso (> 4 o 6 Kg) ha comportato una maggiore dispendio energetico e riduzione del numero di tali batteri.
DIETA VEGETARIANA E MICROBIOTA
La dieta vegetariana è ricca di fibre e può essere raccomandata come componente di un intervento sullo stile di vita per promuovere la perdita di peso. I dati della letteratura ci indicano che una stretta dieta vegetariana migliora l’assetto metabolico, con riduzione del peso corporeo, un miglioramento della glicemia a digiuno e post-prandiale, riduzione delle concentrazioni di HbA1c, colesterolo totale, LDL-C e trigliceridi. Questi effetti sarebbero mediati attraverso la modulazione del microbiota intestinale (ridotto rapporto Firmicutes-Bacteroidetes).
Un intervento dietetico con dieta fortemente ipocalorica (VLCD) ha comportato una riduzione del rapporto Bacteroidetes/Firmicutes dopo la perdita di peso. I ceppi batterici sono aumentati in modo uniforme e si riferivano esclusivamente ai Firmicutes. In particolare, aumentano anche Butyrivibrio fibrisolvens, Clostridium saccharolyticum, Eubacterium limosum e Blautia hydrogenotrophica che hanno la capacità di sintetizzare butirrato (che ha un’azione favorente sulla stimolazione del sistema immunitario) attraverso la fermentazione di nutrienti non digeribili nel tratto gastroenterico superiore.
Pertanto, nonostante un aumento generale dei Firmicutes a livello di phylum dopo VLCD, che è generalmente associato ad un aumento della capacità di captare energia da parte dell’ospite, la crescita specifica delle specie produttrici di butirrato correlate a Firmicutes può determinare effetti metabolici positivi.
È stato dimostrato che carboidrati e prebiotici non digeribili riducono l’assunzione di cibo modulando la produzione di peptidi gastrointestinali. Inoltre, studi hanno dimostrato che l’attivazione delle cellule GLP-1 intestinali migliora la risposta glicemica e dell’insulina. Ciò è accompagnato da una migliore espressione e attività delle proteine, che sono coinvolte nella funzione di barriera intestinale e ulteriormente rafforzate dalla normalizzazione della risposta del sistema endocannabinoide intestinale.
Non c’è dubbio che gli studi che hanno studiato gli effetti della perdita di peso/restrizione calorica sulla composizione del microbiota intestinale sono ancora limitati. È comunque interessante notare che questi pochi dati disponibili suggeriscono chiaramente che il microbiota intestinale può essere modulato attraverso interventi mirati alla perdita di peso. Questi approcci, che includono la restrizione calorica, il consumo di dieta vegetariana e l’aumento dell’attività fisica richiedono ancora ulteriori studi.
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