COME GODERSI IL GUSTO DOLCE SENZA RISCHI PER LA SALUTE

L'eccessivo consumo di zuccheri semplici è collegato a un aumento del rischio di obesità e diabete, condizioni che possono compromettere la salute generale. Gli zuccheri semplici, come quelli contenuti nei dolciumi, nelle bevande zuccherate e nei prodotti da forno industriali, sono rapidamente assorbiti dall'organismo, causando picchi di glicemia che, a lungo andare, possono danneggiare il sistema metabolico. Per soddisfare la voglia di dolce senza compromettere la salute, si possono utilizzare dolcificanti naturali come la stevia o lo xilitolo, che hanno un minore impatto sulla glicemia rispetto agli zuccheri tradizionali. Scopri di più con i medici di Cibum dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

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Consulenza scientifica

Giulia Tavella

Dottore in Dietistica. Ha conseguito la laurea triennale in Dietistica nel 2018 e laurea magistrale in Scienze dell’Alimentazione nel 2021. Svolge attività libero professionale, occupandosi di educazione alimentare e nutrizione per patologia. Si occupa da sempre con maggiore attenzione dell’alimentazione per la salute della donna. Socia Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI).

TIPI DI DOLCIFICANTI: CARATTERISTICHE E USO SICURO

Classificazione dei dolcificanti

I dolcificanti, noti anche come edulcoranti, sono sostanze utilizzate per addolcire bevande e alimenti. Essi possono essere classificati in base a diverse caratteristiche, tra cui l’origine, il potere energetico e il potere dolcificante. La distinzione principale è tra edulcoranti naturali, semisintetici e sintetici.

Edulcoranti naturali

Gli edulcoranti naturali includono sostanze come il saccarosio, il fruttosio, il sorbitolo e il mannitolo. Questi dolcificanti sono generalmente estratti da fonti naturali e possono avere un apporto calorico variabile. Ad esempio, il saccarosio, comunemente conosciuto come zucchero da tavola, è una delle forme più diffuse di dolcificanti naturali.

Edulcoranti semisintetici

Tra gli edulcoranti semisintetici troviamo l’aspartame, una sostanza con un alto potere dolcificante e un contenuto calorico relativamente basso. L’aspartame è ampiamente utilizzato in prodotti dietetici e senza zucchero grazie alla sua capacità di fornire dolcezza senza l’apporto calorico associato agli zuccheri tradizionali.

Edulcoranti sintetici

Gli edulcoranti sintetici, come acesulfame K, sucralosio e saccarina, sono caratterizzati da un valore nutrizionale quasi nullo, ovvero non forniscono calorie, e hanno un potere dolcificante molto superiore a quello del saccarosio. Questi dolcificanti sono particolarmente utili in diete a basso contenuto calorico e per persone che devono monitorare l’assunzione di zuccheri, come i diabetici.

Regolamentazione e sicurezza dei dolcificanti sintetici

Dal punto di vista normativo, gli edulcoranti sintetici sono classificati come additivi alimentari. Prima di essere approvati per l’uso, devono superare rigorosi test di sicurezza condotti da organismi come l’European Food Safety Authority (EFSA). Una delle valutazioni cruciali è la determinazione della Dose Giornaliera Accettabile (DGA), che rappresenta la quantità massima di una sostanza che può essere consumata giornalmente senza rischi per la salute.

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ZUCCHERO: LE ALTERNATIVE

EDULCORANTI PIÙ COMUNI

Quali sono i più comuni dolcificanti sintetici che troviamo tra gli ingredienti di ciò che mangiamo?

  • Aspartame (E951): scoperto nel 1965, è uno dei più conosciuti e dibattuti dolcificanti. Apporta circa 4 kcal per grammo e non è adatto ad essere utilizzato in cottura o nei prodotti da forno. Il processo di degradazione cui va incontro nel nostro organismo, comporta la formazione di fenilalanina, un amminoacido essenziale che non deve essere assunto dai malati di fenilchetonuria, una malattia metabolica ereditaria. Per quanto riguarda la popolazione sana, i controlli e gli studi effettuati da EFSA negli ultimi anni garantiscono che l’aspartame sia ragionevolmente sicuro per l’uso umano e anche in gravidanza, senza causare rischi per la salute.
  • Acesulfame di potassio (o Acesulfame K, E950): è tra i dolcificanti che più comunemente troviamo nei prodotti alimentari. Questa sostanza è stabile alle temperature elevate, tant’è che può essere utilizzata anche in prodotti da forno. Ha un potere edulcorante di 180-200 volte superiore al saccarosio e non fornisce energia. Se utilizzato ad alte concentrazioni, presenta un retrogusto leggermente amaro, che può essere ridotto grazie all’uso di altri dolcificanti nello stesso prodotto.
  • Neoesperidina (E959): ottenuta dalla naringina, componente naturale delle arance amare e del pompelmo, la neoesperidina ha un potere dolcificante fino a 2000 volte superiore al saccarosio e dà una sensazione persistente nel tempo e con un retrogusto di liquirizia e mentolo, che la rende utilizzabile solo per prodotti come chewing gum o alcune bevande.
  • Sucralosio (E955): derivato dal saccarosio, ha un potere dolcificante di 600 volte superiore ad esso, ma senza apportare calorie. La dose giornaliera da non superare è di 5 mg per chilogrammo di peso corporeo. È considerato l’edulcorante artificiale più stabile e per questo largamente utilizzato in cibi e bevande, anche in combinazione con altri dolcificanti. L’EFSA, oltre a confermare la sua sicurezza d’utilizzo per l’uomo, ha anche autorizzato un claim secondo cui i prodotti contenenti sucralosio al posto dello zucchero inducono un minor incremento glicemico post-prandiale, rendendolo utile per contrastare iperglicemia e diabete.
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EDULCORANTI: DOLCI, MA SENZA CALORIE

Come abbiamo detto, i dolcificanti sintetici non apportano calorie e non sono metabolizzati dall’organismo, quindi non hanno effetti sulla glicemia e possono essere utilizzati con tranquillità anche da persone con problemi di diabete e obesità. Proprio per questo motivo, possono essere considerati come degli utili stratagemmi per addolcire cibi e bevande, pur rispettando la limitazione degli zuccheri semplici.

IL NEOTAMO

Il neotamo è indicato con la sigla E961 ed è uno degli ultimi dolcificanti artificiali approvato dalle agenzie regolatorie. Il neotamo deriva dal suo fratello celebre, l’aspartame, ed è stato approvato per l’uso in Europa nel 2010. La dose giornaliera accettabile (DGA) è di 0-2 mg per chilogrammo di peso corporeo al giorno.

È un edulcorante acalorico, con un potere dolcificante di 7000-13000 volte superiore allo zucchero, caratteristica che lo rende il dolcificante più potente in assoluto! Si presenta come una polvere biancastra inodore ed è caratterizzato da una limitata solubilità in acqua. Dal punto di vista del sapore, ha un retrogusto che ricorda la liquirizia ed è in grado di accentuare e prolungare le proprietà aromatizzanti di alcuni ingredienti, come la menta, rendendolo ideale per prodotti come le chewing gum.

Inoltre, essendo un additivo chimicamente stabile, può essere anche utilizzato per cucinare o per i prodotti da forno, ma lo si trova principalmente nella lista degli ingredienti di bevande light. Non lasciando residui metabolici nell’organismo, sembrerebbe essere uno tra i dolcificanti artificiali più sicuri, adatto anche a coloro che sono affetti da fenilchetonuria e utilizzabile anche in gravidanza, a differenza dell’aspartame. Al tempo stesso però, essendo stati approvati recentemente, è importante ricordare che non esistono studi ed evidenze sufficienti in merito ai possibili rischi legati al consumo di neotamo e quindi rimane fondamentale il consiglio di introdurre questi prodotti in maniera occasionale!

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L’ESPERTA: EDULCORANTI SINTETICI, CONSUMARE SALTUARIAMENTE

“Il fatto che questi additivi siano sempre più utilizzati dall’industria alimentare ha stimolato la curiosità degli studiosi, che da tempo indagano sulla possibile correlazione tra consumo di cibi e bevande contenenti dolcificanti artificiali e cancro, diabete, obesità ed obesità infantile. Alcuni studi, infatti, hanno evidenziato come i dolcificanti di sintesi possono interferire con la composizione del microbiota intestinale e, di conseguenza, possono alterare la sensibilità all’insulina e favorire l’instaurarsi di obesità, diabete e sindrome metabolica”. Indica il dottoressa Giulia Tavella, che afferma: “Inoltre, quando scegliamo di consumare prodotti cosiddetti “light”, contenenti questo tipo di dolcificanti, potremmo cadere nella tentazione di mangiarli più spesso e in maggiore quantità. Questo perché il gusto dolce percepito dal nostro cervello stimolerà la produzione di insulina, ma, non registrando l’introduzione di energia, non bloccherà lo stimolo della fame, invogliandoci a mangiare di più! Dobbiamo ricordarci, quindi, che si tratta di ingredienti tipici di prodotti processati e che, come tali, dovremmo consumarli solo saltuariamente, esattamente come i prodotti contenenti grosse quantità di zuccheri semplici. Per questo motivo, è molto meglio concedersi un vero dolce una volta ogni tanto, invece che abusare di prodotti di questo tipo”.

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