Consulenza scientifica
LA FATICA ACUTA
L’allenamento con i pesi determina una condizione di affaticamento acuto per compromissione dei meccanismi neuromuscolari con riduzione del capacità di reclutamento e di sincronizzazione delle unità motorie (in primo luogo di quelle rapide) e diminuzione delle prestazioni a breve termine (da diversi secondi a poche ore).
Il recupero varia in base all’intensità, alla durata e alla tipologia dell’allenamento. Per un allenamento di volume ridotto e intensità inferiore al 70% di 1RM il ripristino meccanico e biochimico è solitamente di poche ore. Invece, a seguito di allenamenti intensi (oltre il 70-80% di 1 RM) e prolungati possono essere necessarie sino a 3-4 giorni, oltre che per il recupero biochimico, sopratutto per la riparazione dei microtraumi generati dal lavoro muscolare e il ripristino del controllo neuromuscolare.
I tempi possono ovviamente variare in funzione, fra l’altro, del grado di adattamento individuale e dell’effetto cumulative del carico allenante.
AFFATICAMENTO CRONICO
Mentre una singola seduta di allenamento con i sovraccarichi provoca affaticamento acuto e diminuzione delle prestazioni, periodi a breve termine (due-tre settimane) di accumulo di allenamento superiore al livello abituale e seguito da un recupero attivo adeguato (diversi giorni) possono portare a supercompensazione (overreaching funzionale).
Oppure, se il carico di allenamento si è protratto eccessivamente o il recupero è stato incompleto (o lo stress da fattori extrasportivi era eccessivo), il lavoro porta a un diminuita risposta adattiva e decremento delle prestazioni a lungo termine, nota come overreaching non funzionale.
POSSIBILI CONSEGUENZE
In tali condizioni, insistere con lo stesso regime di allenamento può portare, anche se per fortuna raramente, alla sindrome da superallenamento con la comparsa di disturbi funzionali e anche veri e propri sintomi.
Questo vale anche per gli sport di forza (per esempio, il sollevamento pesi) e anche per le discipline con lavoro a blocchi di alta intensità quale il CrossFit. L’evidenza comunque indica che l’overreaching non funzionale è una conseguenza possibile e reale di un allenamento eccessivo in assenza di un recupero sufficiente anche nelle discipline di forza.
DALL’OVERREACHING FUNZIONALE A QUELLO NON FUNZIONALE
Potrebbe esistere una fase di transizione dose-risposta dalla condizione funzionale a quella non funzionale identificabile attraverso alterazioni di qualche indicatore.
Tuttavia, allo stato attuale, non esistono strumenti di analisi per identificare e prevenire la fase di transizione ipotizzata. Diversi indici neuroendocrini, neuromuscolari e biochimici sono stati studiati in questo senso negli sport di forza, ma nessun metodo è stato in grado di identificare il momento in cui l’overreaching funzionale diventa non funzionale o addirittura superallenamento.
L’ESPERTO: INTEGRATORI ALIMENTARI E OVERREACHING
“Gli effetti di vari integratori alimentari sono stati studiati durante periodi di aumento mirato del carico di allenamento con i pesi per generare un overreaching non funzionale in modo intenzionale. Fra questi: vari amminoacidi, acido β-idrossi β-metilbutirrico (HMB-FA), creatina monoidrato, e diverse forme di supplementazione multipla”. Afferma il Prof. Marco Bonifazi, che spiega: “Alcuni sostengono che l’integrazione durante un aumento mirato dell’allenamento può aiutare a prevenire gli effetti deleteri del sovraccarico, tuttavia nella maggior parte degli studi non è stato osservato alcun cambiamento. Nel complesso, la letteratura scientifica attuale è tutt’altro che conclusiva riguardo ai benefici dell’integrazione alimentare durante periodi di incrementi del carico di allenamento”.
BIBLIOGRAFIA
- Bell L, Ruddock A, Maden-Wilkinson T, Rogerson D. Overreaching and overtraining in strength sports and resistance training: a scoping review. J Sports Sci. 2020
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