ALLENAMENTO CON I PESI E OVERREACHING NON FUNZIONALE

Sebbene l’allenamento di endurance sia quello che espone maggiormente al rischio di overreaching non funzionale e di superallenamento, anche l’allenamento in palestra con i pesi può produrre risultati non sempre positivi. È perciò necessario fare adeguata attenzione al recupero durante la settimana ed evitare di sommare all’allenamento con i pesi fattori di stress extrasportivi che possono determinare uno stato di sovraffaticamento con comparsa di disturbi. Scopri come fare con i medici di Cibum dell’Università di Siena

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Consulenza scientifica

Marco Bonifazi

Specialista in Medicina dello Sport, è Professore associato di Fisiologia
presso il Dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Università di Siena. Coordinatore tecnico del Centro Studi e Ricerche della Federazione Italiana Nuoto. Ha partecipato, come medico e dirigente tecnico a otto edizioni dei Giochi Olimpici, dal 1988 al 2016.

LA FATICA ACUTA

L’allenamento con i pesi determina una condizione di affaticamento acuto per compromissione dei meccanismi neuromuscolari con riduzione del capacità di reclutamento e di sincronizzazione delle unità motorie (in primo luogo di quelle rapide) e diminuzione delle prestazioni a breve termine (da diversi secondi a poche ore).

Il recupero varia in base all’intensità, alla durata e alla tipologia dell’allenamento. Per un allenamento di volume ridotto e intensità inferiore al 70% di 1RM il ripristino meccanico e biochimico è solitamente di poche ore. Invece, a seguito di allenamenti intensi (oltre il 70-80% di 1 RM) e prolungati possono essere necessarie sino a 3-4 giorni, oltre che per il recupero biochimico, sopratutto per la riparazione dei microtraumi generati dal lavoro muscolare e il ripristino del controllo neuromuscolare.

I tempi possono ovviamente variare in funzione, fra l’altro, del grado di adattamento individuale e dell’effetto cumulative del carico allenante.

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AFFATICAMENTO CRONICO

Mentre una singola seduta di allenamento con i sovraccarichi provoca affaticamento acuto e diminuzione delle prestazioni, periodi a breve termine (due-tre settimane) di accumulo di allenamento superiore al livello abituale e seguito da un recupero attivo adeguato (diversi giorni) possono portare a supercompensazione (overreaching funzionale).

Oppure, se il carico di allenamento si è protratto eccessivamente o il recupero è stato incompleto (o lo stress da fattori extrasportivi era eccessivo), il lavoro porta a un diminuita risposta adattiva e decremento delle prestazioni a lungo termine, nota come overreaching non funzionale.

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POSSIBILI CONSEGUENZE

In tali condizioni, insistere con lo stesso regime di allenamento può portare, anche se per fortuna raramente, alla sindrome da superallenamento con la comparsa di disturbi funzionali e anche veri e propri sintomi.

Questo vale anche per gli sport di forza (per esempio, il sollevamento pesi) e anche per le discipline con lavoro a blocchi di alta intensità quale il CrossFit. L’evidenza comunque indica che l’overreaching non funzionale è una conseguenza possibile e reale di un allenamento eccessivo in assenza di un recupero sufficiente anche nelle discipline di forza.

DALL’OVERREACHING FUNZIONALE A QUELLO NON FUNZIONALE

Potrebbe esistere una fase di transizione dose-risposta dalla condizione funzionale a quella non funzionale identificabile attraverso alterazioni di qualche indicatore.

Tuttavia, allo stato attuale, non esistono strumenti di analisi per identificare e prevenire la fase di transizione ipotizzata. Diversi indici neuroendocrini, neuromuscolari e biochimici sono stati studiati in questo senso negli sport di forza, ma nessun metodo è stato in grado di identificare il momento in cui l’overreaching funzionale diventa non funzionale o addirittura superallenamento.

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L’ESPERTO: INTEGRATORI ALIMENTARI E OVERREACHING

“Gli effetti di vari integratori alimentari sono stati studiati durante periodi di aumento mirato del carico di allenamento con i pesi per generare un overreaching non funzionale in modo intenzionale. Fra questi: vari amminoacidi, acido β-idrossi β-metilbutirrico (HMB-FA), creatina monoidrato, e diverse forme di supplementazione multipla”. Afferma il Prof. Marco Bonifazi, che spiega: “Alcuni sostengono che l’integrazione durante un aumento mirato dell’allenamento può aiutare a prevenire gli effetti deleteri del sovraccarico, tuttavia nella maggior parte degli studi non è stato osservato alcun cambiamento. Nel complesso, la letteratura scientifica attuale è tutt’altro che conclusiva riguardo ai benefici dell’integrazione alimentare durante periodi di incrementi del carico di allenamento”.

BIBLIOGRAFIA

  1. Bell L, Ruddock A, Maden-Wilkinson T, Rogerson D. Overreaching and overtraining in strength sports and resistance training: a scoping review. J Sports Sci. 2020

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