Consulenza scientifica
Ha collaborato al presente testo Annalisa Bufano, Specialista in Endocrinologia e Malattie Metaboliche, Università di Siena.
LA TIROIDE: CARATTERISTICHE
La tiroide è una piccola ghiandola endocrina (20-25 grammi) posta anteriormente alla trachea, alla base del collo, con una caratteristica forma a farfalla: è formata infatti da due lobi (destro e sinistro) uniti medialmente da un istmo.
Produce gli ormoni tiroxina (T4) e triiodiotironina (T3), implicati nella regolazione delle attività metaboliche e quindi responsabili del funzionamento delle cellule dell’organismo: essi segnalano all’organismo quanto veloce deve lavorare e come deve usare le sostanze alimentari e chimiche per produrre energia.
Non solo, la tiroide interviene nei processi di accrescimento e sviluppo di molti tessuti e stimola le attività cellulari, ottimizzando in particolare le funzioni dell’apparato cardiovascolare e del sistema nervoso.
COME FUNZIONA?
Il principale ormone prodotto dalla tiroide è la T4, che viene convertito nella forma maggiormente attiva, T3, a livello periferico. La loro produzione è favorita dall’ormone tireostimolante (TSH) rilasciato dall’ipofisi (una ghiandola situata alla base del cervello), e a sua volta modulato dalla tireotropina (TRH) prodotta a livello ipotalamico.
Il controllo principale dell’asse Ipotalamo-Ipofisi-Tiroide è esercitato dagli ormoni tiroidei con un meccanismo di feed-back negativo sulla secrezione del TRH e del TSH (long loop feed-back); il TSH, a sua volta, esercita un effetto inibitorio sulla secrezione del TRH (short feed-back) a livello ipotalamico e sulla sua secrezione a livello ipofisario (ultra-short feed-back).
Il risultato finale è, in condizioni fisiologiche, una notevole stabilità dei livelli circolanti di TSH, che si riflette a cascata sulla secrezione degli ormoni tiroidei.
QUANDO LA “CENTRALINA” VA IN TILT: IPOTIROIDISMO
A volte, la tiroide può aumentare o diminuire la propria attività, producendo ormoni in eccesso o in difetto, rispetto alle reali esigenze dell’organismo. Le disfunzioni tiroidee sono di frequente riscontro nella popolazione, soprattutto nelle donne che sono da 5 a 10 volte più colpite rispetto agli uomini, con un trend in continua crescita negli ultimi anni.
Si parla di ipotiroidismo quando la tiroide, non produce una quantità di ormoni tiroidei adeguata al fabbisogno dell’organismo. Questo può essere dovuto sia ad una problematica di origine tiroidea (ipotiroidismo primitivo), sia ad un’alterazione dell’equilibrio tra tiroide, ipotalamo e ipofisi, come, ad esempio, nel caso di una ridotta secrezione di TSH (ipotiroidismo secondario) o TRH (ipotiroidismo terziario). Ciò determina, oltre alla riduzione dei processi metabolici anche sintomi quali astenia, eccessiva sensibilità al freddo, bradicardia, alvo rallentato, incremento ponderale, irregolarità del ciclo mestruale.
Nel più del 90% dei casi l’ipotiroidismo dell’adulto è primitivo e la causa principale è la tiroidite cronica autoimmune, un’infiammazione cronica della tiroide dovuta ad un’alterazione del sistema immunitario che induce la produzione di anticorpi anti-tiroide (anticorpi anti-tireoglubulina e anti-tireoperossidasi) responsabili della promozione di alcuni meccanismi attraverso i quali avviene il danno del tessuto tiroideo. Ci sono poi cause iatrogene di ipotiroidismo primitivo: le forme legate a farmaci (litio, amiodarone), alla somministrazione di radioiodio o alla rimozione chirurgica della tiroide.
Qualunque sia la causa di ipotiroidismo, come riportato anche dalle più recenti linee guida per il trattamento dell’ipotiroidismo, la terapia di scelta è quella con la levotiroxina (LT4). La terapia con levotiroxina è inoltre una delle più somministrate al mondo, con un assorbimento a livello gastro-enterico, che può variare dal 60 all’80% e che pertanto può richiedere anche in corso di terapia, piccoli aggiustamenti della posologia.
L’IPERTIROIDISMO
Al contrario, l’ipertiroidismo è un disordine associato ad una eccessiva produzione di ormoni tiroidei che determina un aumento di molte attività metaboliche nei tessuti periferici. I sintomi più frequenti sono, dimagrimento, tachicardia, nervosismo, tremori, insonnia, intolleranza al caldo.
Il morbo di Basedow è di gran lunga la forma più frequente di ipertiroidismo, dovuto a un disturbo autoimmune caratterizzato dalla produzione di anticorpi anti-recettore del TSH (TRAb) che stimolano costantemente le cellule tiroidee alla produzione e rilascio di ormoni tiroidei. Tra le altre cause di ipertiroidismo figurano: l’adenoma tossico ed il gozzo multinodulare tossico, caratterizzati da una componente uninodulare o multinodulare, la cui attività funzionale è svincolata dal controllo del TSH; l’ipertiroidismo iodio-indotto è una forma non molto comune, che si può verificare dopo l’introito di alte quantità di iodio, come accade in caso di esami radiologici che prevedano l’uso di contrasti iodati ed in corso di terapia con amiodarone.
Le tionamidi (metimazolo e propiltiouracile), sono farmaci tireostatici che riducono la sintesi di ormoni tiroidei e trovano il loro impiego nei quadri di iperitoidismo, nella preparazione alla terapia definitiva, che sia chirurgica o radiometabolica, per raggiungere uno stato di eutiroidismo.
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