ARFID: IL DISTURBO ALIMENTARE CHE COLPISCE I BAMBINI

L’ARFID è un disturbo alimentare che colpisce principalmente i bambini tra i 6 e i 10 anni, portando a malnutrizione, deficit di vitamine e minerali, problemi di crescita e isolamento sociale. A differenza di altri disturbi, non è legato all’immagine corporea, ma a selettività alimentare o paura delle conseguenze del cibo. La gestione deve coinvolgere anche la famiglia, per evitare reazioni che potrebbero aggravare il problema. Un intervento tempestivo è essenziale. Scopri di più con i medici di Cibum dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese

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Consulenza scientifica

Barbara Paolini

Medico dietologo e direttore dell’UO di Dietetica e Nutrizione Clinica presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese. Professore all'Università di Siena. Presidente Nazionale Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI).

ARFID: IL DISTURBO ALIMENTARE CHE LIMITA L’ASSUNZIONE DI CIBO NEI BAMBINI

L’ARFID (Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder) è un disturbo alimentare caratterizzato da una restrizione significativa dell’assunzione di cibo. È stato ufficialmente riconosciuto solo nel 2013 con l’inserimento nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5).

Questo disturbo colpisce soprattutto bambini e adolescenti, impedendo loro di consumare quantità adeguate di alimenti. L’ARFID non è legato a preoccupazioni per il peso o l’immagine corporea, ma piuttosto a una selettività alimentare estrema o a un’avversione per determinate consistenze, sapori o odori.

Per poter diagnosticare questa condizione, devono essere presenti almeno uno dei seguenti criteri: un peso corporeo troppo basso, carenze nutrizionali, la necessità di integratori o supporto medico per mantenere la crescita, oppure un impatto negativo sulla vita quotidiana.

Chi soffre di ARFID può evitare alcuni cibi per paura di sensazioni spiacevoli, come soffocamento o nausea. Alcuni bambini rifiutano quasi tutti gli alimenti solidi, preferendo solo cibi liquidi o di consistenza morbida.

Questa condizione può compromettere le normali esperienze sociali, come pranzi scolastici, feste di compleanno o cene in famiglia. La difficoltà nel condividere i pasti con gli altri può portare a un progressivo isolamento.

A differenza di altri disturbi alimentari, l’ARFID non è causato da un desiderio di dimagrire, ma può derivare da esperienze negative legate all’alimentazione o da una maggiore sensibilità sensoriale.

Se non trattato, questo disturbo può portare a gravi conseguenze per la salute, tra cui problemi nella crescita, affaticamento cronico e deficit di vitamine e minerali essenziali. La diagnosi precoce è fondamentale per evitare complicazioni a lungo termine.

CHI COLPISCE L’ARFID E A CHE ETÀ SI MANIFESTA

L’ARFID colpisce prevalentemente i bambini, con un’incidenza maggiore tra i 6 e i 10 anni, anche se può manifestarsi già in età prescolare. Questo disturbo alimentare sembra essere più comune nei maschi rispetto alle femmine.

Alcuni bambini affetti da ARFID mostrano un’assoluta mancanza di interesse per il cibo e cercano di evitare i pasti. Altri, invece, selezionano rigidamente gli alimenti in base a caratteristiche come colore, consistenza o odore, rifiutando qualsiasi variazione. Ad esempio, alcuni accettano solo cibi di colore bianco o richiedono che gli alimenti non si tocchino nel piatto.

In alcuni casi, il disturbo è legato a una forte paura delle conseguenze negative dell’alimentazione, come il timore di soffocare, vomitare o avvertire dolori addominali dopo aver mangiato. Questo porta a una restrizione alimentare sempre più severa, con possibili ripercussioni sulla crescita e sulla vita sociale del bambino.

LE CONSEGUENZE DELL’ARFID SULLA SALUTE: RISCHI A BREVE E LUNGO TERMINE

L’ARFID non è solo un disturbo alimentare che influisce sulle abitudini a tavola, ma può avere serie ripercussioni sulla salute fisica e mentale. Poiché chi ne soffre assume un quantitativo insufficiente di nutrienti, il corpo può sviluppare una serie di squilibri che vanno dalla malnutrizione a problemi di crescita e compromissione delle funzioni corporee essenziali.

1. Malnutrizione e carenze nutrizionali

L’ARFID porta spesso a una dieta estremamente ristretta, con conseguente mancanza di calorie, proteine, vitamine e minerali. Questa condizione può causare:

  • Perdita di peso e ritardo nella crescita, specialmente nei bambini e negli adolescenti.
  • Riduzione della massa muscolare, con conseguente debolezza fisica.
  • Alterazioni ormonali, che possono influenzare la pubertà e il corretto sviluppo.

2. Anemia e stanchezza cronica

Un apporto insufficiente di ferro può portare all’anemia sideropenica, una condizione in cui i globuli rossi non riescono a trasportare abbastanza ossigeno ai tessuti. Ciò si traduce in:

  • Affaticamento costante e debolezza generale.
  • Pallore e difficoltà di concentrazione.
  • Resistenza ridotta agli sforzi fisici.

3. Problemi legati alla carenza di vitamine e minerali

Le persone con ARFID spesso evitano interi gruppi alimentari, aumentando il rischio di gravi deficit nutrizionali. Tra i più comuni:

  • Mancanza di vitamina C, che può portare allo scorbuto, una malattia caratterizzata da sanguinamento gengivale, dolore alle articolazioni e affaticamento.
  • Carenza di vitamina D e calcio, che può compromettere la salute delle ossa, aumentando il rischio di osteopenia e osteoporosi in età adulta.
  • Deficit di zinco, che può causare problemi nella cicatrizzazione delle ferite e un indebolimento del sistema immunitario.

4. Indebolimento del sistema immunitario

Un organismo privo di nutrienti essenziali ha difficoltà a combattere le infezioni. La malnutrizione causata dall’ARFID può rendere il sistema immunitario meno efficiente, aumentando la vulnerabilità a:

  • Raffreddori frequenti e infezioni respiratorie.
  • Maggiore predisposizione a virus e batteri.
  • Recupero più lento da malattie e ferite.

5. Conseguenze gastrointestinali

La restrizione alimentare prolungata può alterare il normale funzionamento del sistema digestivo, causando:

  • Stipsi o problemi intestinali, dovuti a una dieta povera di fibre.
  • Gastrite o reflusso gastroesofageo, specialmente nei soggetti che assumono pochi alimenti solidi.
  • Difficoltà digestive, con sensazioni di pesantezza o nausea dopo i pasti.

6. Impatti psicologici e sociali

Oltre alle conseguenze fisiche, l’ARFID può influenzare anche la salute mentale e la qualità della vita di chi ne soffre. Alcuni effetti psicologici includono:

  • Ansia legata al cibo, con un aumento dello stress nei contesti sociali.
  • Difficoltà nelle relazioni, poiché il rifiuto del cibo può limitare la partecipazione a eventi come pranzi scolastici, feste o cene in famiglia.
  • Bassa autostima e senso di inadeguatezza, soprattutto se il disturbo non viene compreso da chi circonda la persona affetta.

COME AFFRONTARE L’ARFID: IL DOPPIO INTERVENTO SU BAMBINI E FAMIGLIE

Come per tutti i disturbi alimentari, anche nel caso dell’ARFID il percorso di cura deve seguire un doppio binario, intervenendo sia sul bambino che sulla famiglia. Quando un bambino rifiuta il cibo o segue una dieta estremamente selettiva, l’intero sistema familiare ne risente, generando stati d’ansia e dinamiche che possono, inconsapevolmente, aggravare il problema anziché risolverlo.

L’ansia dei genitori, in particolare, può portare a reazioni eccessive o comportamenti rigidi, che rischiano di consolidare il disturbo invece di attenuarlo. Ad esempio, una madre preoccupata per il fatto che il figlio mangia poco potrebbe insistere troppo sui pasti, trasformando il momento del cibo in una fonte di tensione e pressione.

In alcuni casi, il rifiuto del cibo può inizialmente rappresentare una fase transitoria, legata al bisogno del bambino di auto-affermarsi o di esprimere un disagio. Tuttavia, se la famiglia reagisce in modo iperprotettivo o ansioso, il disturbo può diventare più radicato e duraturo, evolvendo in una problematica più complessa.

Per questo motivo, la terapia dell’ARFID non si concentra solo sul bambino, ma coinvolge attivamente i genitori. È fondamentale che la famiglia impari a gestire la situazione con strategie adeguate, riducendo l’ansia legata ai pasti e favorendo un rapporto più sereno con il cibo. Un intervento tempestivo, con il supporto di specialisti in nutrizione e psicologia, può aiutare a prevenire complicazioni a lungo termine e a migliorare la qualità della vita del bambino.

BIBLIOGRAFIA

  1. Bryant-Waugh R, Markham L, Kreipe RE, Walsh BT. Avoidant/restrictive food intake disorder: a new eating disorder in the DSM-5. Int J Eat Disord. 2013.
  2. Norris ML, Spettigue W, Katzman DK. Update on eating disorders: current perspectives on avoidant/restrictive food intake disorder in children and youth. Neuropsychiatr Dis Treat. 2016.
  3. Fisher MM, Rosen DS, Ornstein RM, et al. Characteristics of avoidant/restrictive food intake disorder in children and adolescents: a “new disorder” in DSM-5. J Adolesc Health. 2014.

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