Consulenza scientifica
ATTIVITÀ FISICA E SUCCESSO ACCADEMICO: IL MOVIMENTO PUÒ MIGLIORARE IL RENDIMENTO UNIVERSITARIO?
Se bastasse qualche squat per superare brillantemente gli esami, probabilmente le palestre universitarie sarebbero più affollate delle biblioteche. Ma esiste davvero un legame tra attività fisica e rendimento accademico? Una recente revisione sistematica ha cercato di rispondere a questa domanda, analizzando le prove disponibili sugli studenti universitari.
L’ATTIVITÀ FISICA PUÒ MIGLIORARE LE FUNZIONI COGNITIVE? UN’ANALISI SCIENTIFICA
L’idea che l’attività fisica possa influenzare positivamente le funzioni cognitive è supportata da numerosi studi scientifici. Ma in che modo il movimento può potenziare la memoria, l’attenzione e le capacità di apprendimento? La risposta risiede nei cambiamenti fisiologici e neurochimici che l’esercizio fisico induce nel cervello.
COME IL MOVIMENTO MODIFICA IL CERVELLO
L’attività fisica regolare favorisce una serie di adattamenti che migliorano la salute cerebrale e le prestazioni cognitive. Tra i principali meccanismi coinvolti troviamo:
1. Aumento del flusso sanguigno e dell’ossigenazione cerebrale
L’esercizio aerobico, come la corsa o il nuoto, incrementa il flusso sanguigno al cervello, garantendo un maggiore apporto di ossigeno e nutrienti essenziali. Questo effetto favorisce:
- Una migliore funzionalità dei neuroni;
- Un incremento della connettività cerebrale;
- Un’ottimizzazione dei processi cognitivi, tra cui l’attenzione e la memoria a breve termine.
2. Rilascio di neurotrasmettitori chiave
L’attività fisica stimola la produzione di sostanze chimiche fondamentali per il funzionamento cerebrale, tra cui:
- Dopamina: coinvolta nella motivazione, nella concentrazione e nella regolazione dell’umore;
- Serotonina: essenziale per il benessere emotivo e la gestione dello stress;
- Noradrenalina: migliora l’attenzione e la capacità di risposta agli stimoli.
Questi neurotrasmettitori giocano un ruolo cruciale nella regolazione della motivazione allo studio e nella capacità di sostenere periodi prolungati di concentrazione.
3. Produzione di fattori neurotrofici e plasticità cerebrale
Uno degli effetti più rilevanti dell’esercizio fisico è l’aumento della produzione di BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor), una proteina che favorisce:
- La neurogenesi (formazione di nuovi neuroni);
- La sinaptogenesi (rafforzamento delle connessioni tra i neuroni);
- La memoria a lungo termine e la capacità di apprendere nuove informazioni.
Livelli elevati di BDNF sono stati associati a un migliore rendimento cognitivo e a una maggiore resistenza allo stress mentale, una variabile chiave per gli studenti universitari.
4. Riduzione dello stress e miglioramento della qualità del sonno
L’attività fisica regolare aiuta a ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, contribuendo a migliorare:
- La gestione dell’ansia da esame;
- La qualità del sonno, fondamentale per il consolidamento della memoria;
- L’equilibrio emotivo, essenziale per affrontare periodi intensi di studio.
UNO STUDIO SPECIFICO SUGLI UNIVERSITARI
Fino a oggi, però, la maggior parte degli studi si era concentrata su bambini e adolescenti, mentre mancava un’analisi sistematica sugli studenti universitari. Questa categoria affronta sfide cognitive più complesse, con carichi di studio elevati, stress e spesso abitudini di vita poco salutari. Per questo motivo, comprendere se l’attività fisica possa rappresentare una strategia efficace per migliorare il rendimento accademico è di grande interesse, sia per gli studenti stessi che per le istituzioni educative.
I risultati di questa revisione potrebbero fornire nuove evidenze sull’importanza di integrare il movimento nella routine quotidiana degli studenti universitari, aiutandoli non solo a migliorare la propria salute, ma anche le proprie performance cognitive.
ATTIVITÀ FISICA E SUCCESSO ACCADEMICO: UNA REVISIONE SISTEMATICA CONFERMA IL LEGAME
Un recente studio ha analizzato il rapporto tra attività fisica e rendimento accademico, cercando di rispondere a una domanda cruciale: il movimento può davvero migliorare le prestazioni universitarie? Per farlo, un team di ricercatori ha condotto una revisione sistematica degli studi pubblicati fino a settembre 2023, seguendo le linee guida PRISMA (Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analyses).
METODOLOGIA DELLA REVISIONE
La ricerca è stata effettuata su database scientifici di alto livello, tra cui PubMed, Scopus, Embase e Web of Science, per individuare tutti gli studi che hanno analizzato la relazione tra attività fisica e prestazioni accademiche negli studenti universitari.
Dopo un’attenta selezione, sono stati inclusi:
- 36 studi nell’analisi qualitativa;
- 6 studi nella meta-analisi.
Queste ricerche hanno considerato diversi parametri per misurare sia l’attività fisica (autovalutazioni, dispositivi indossabili come smartwatch e accelerometri) sia le prestazioni accademiche (media dei voti, risultati agli esami, test cognitivi).
RISULTATI: UN’ASSOCIAZIONE SIGNIFICATIVA
I dati della meta-analisi hanno mostrato un’associazione significativa tra livelli elevati di attività fisica e migliori performance accademiche. Il valore dell’odds ratio (OR = 3.04) suggerisce che gli studenti più attivi avevano tre volte più probabilità di ottenere voti alti rispetto ai loro coetanei meno attivi.
Tuttavia, questi risultati vanno interpretati con prudenza.
PERCHE’ È NECESSARIA CAUTELA?
Nonostante il legame positivo individuato, la qualità e l’eterogeneità degli studi inclusi impongono una certa cautela nell’interpretazione dei dati. Analizzando i risultati in modo narrativo, emerge infatti un quadro meno netto:
- Il 50% degli studi ha riportato un’associazione positiva tra attività fisica e prestazioni accademiche;
- L’altro 50% non ha trovato correlazioni significative.
Un aspetto interessante è che questa variabilità non dipendeva dal metodo utilizzato per misurare l’attività fisica. Indipendentemente dal fatto che il movimento fosse monitorato con strumenti oggettivi (come smartwatch e accelerometri) o con autovalutazioni degli studenti, i risultati rimanevano discordanti.
QUALI TIPI DI ATTIVITÀ FISICA SONO PIÙ EFFICACI?
Non tutte le forme di esercizio fisico hanno lo stesso impatto sulle funzioni cognitive. Gli studi suggeriscono che:
- L’attività aerobica (corsa, ciclismo, nuoto) è particolarmente efficace nel migliorare la memoria episodica e la concentrazione;
- Gli esercizi di resistenza (sollevamento pesi, bodyweight training) possono avere un impatto positivo sulla funzione esecutiva, ossia la capacità di pianificare, organizzare e gestire compiti complessi;
- Le attività che combinano movimento e coordinazione (danza, arti marziali, yoga) stimolano l’integrazione sensoriale e la flessibilità mentale, migliorando la capacità di adattarsi a situazioni nuove.
BIBLIOGRAFIA
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