Consulenza scientifica
Siamo tutti un po’ intuitive eater (ma non lo sapevamo)
Anche se è diventata argomento di dibattito su TikTok solo in tempi recenti, l’idea dell’alimentazione intuitiva nasce nel 1995 per merito di Evelyn Tribole e Elyse Resch, che hanno teorizzato dieci principi per mangiare in modo ‘consapevole’ e rifiutare così le imposizioni della diet culture. Parliamo di un momento storico ossessionato dall’idea di magrezza (altro che body positivity): nello stesso anno, significativamente, nacque anche la sfilata degli Angeli di Victoria’s Secret. “Questa filosofia alimentare – spiega la dottoressa Barbara Paolini, presidente ADI e direttore Unità operativa dietetica e nutrizione clinica di azienda ospedaliera universitaria senese – “cancella” le regole ferree dello stare a dieta, e, di conseguenza, il senso di restrizione. Il concetto è che dovremo mangiare in base a ciò che ci piace e che ci richiede il nostro organismo, quindi togliendo lo stress del peso e concentrandoci su ciò che ci fa stare bene. In realtà, però, non è così semplice”.
Anche se mangiare ‘a sentimento’ sembra troppo bello per essere vero (mi va la pizza? E pizza sia!) alcuni dei principi dell’intuitive eating in realtà fanno già parte della nostra pratica quotidiana. Per esempio, l’idea di ascoltare il senso di fame e il senso di sazietà e di dedicare tempo al movimento. Ma quindi, al netto dei singoli regimi di dieta, siamo tutti un po’ intuitive eater? “Diciamo che, in parte, applichiamo un po’ questa filosofia tutti i giorni con i nostri pazienti. Alcune delle indicazioni sono i canoni della dieta mediterranea: prendersi tempo per cucinare, celebrare la tavola e ridare tempo al pasto (cosa che abbiamo perso). Insomma: vedere nel piatto non solo un alimento che ci riempie, ma che ci dà anche gusto e soddisfazione”.
I rischi dell’alimentazione intuitiva: a chi è adatta (e a chi no)
Attenzione però: il cibo non è solo la risposta a un nostro bisogno, ma è collegato a una più ampia sfera edonistica, emotive, sociale. “È vero che il nostro organismo ci parla – chiarisce la dottoressa Paolini – se abbiamo delle carenze ce lo fa capire e noi rispondiamo a queste esigenze. D’altra parte, però, c’è anche da considerare che mette sullo stesso l’insalata e i biscotti, il che non è proprio la stessa cosa…”. Il prerequisito essenziale, quindi, è avere una conoscenza di base dei macronutrienti e dei principi nutritivi, oltre a seguire un’alimentazione variegata e che rispetti la stagionalità dei prodotti. “I principi sono condivisibili, ma non è per tutti. È più difficile per chi soffre di disturbi dell’alimentazione, o ha fobie per alcuni alimenti, o magari mangia per consolazione”.
I consigli per affrontare le feste senza sensi di colpa
La pratica dell’alimentazione intuitiva sottolinea anche che non è un singolo pasto o una singola giornata a cambiare drasticamente il nostro corpo: ciò che conta è come mangiamo costantemente nel tempo. Il progresso, non la perfezione. Una regola utile da ricordare in vista dei pranzi e delle cene natalizie. “Se pensiamo alla dieta come a uno stile di vita che ci permetta di avere un buon rapporto col cibo per tutto l’anno, le festività non dovrebbero essere un momento di crisi – suggerisce l’esperta –possiamo concederci di più nelle feste canoniche e tornare alle nostre abitudini negli altri giorni, magari approfittandone per fare una bella camminata. La regola migliore è sempre quella di concedersi tutto in piccole quantità. Senza rinunciare a niente, ma senza farci male”.
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