5 FEBBRAIO: GIORNATA DI PREVENZIONE DELLO SPRECO ALIMENTARE

Moltiplicare le buone pratiche quotidiane a ogni livello – cittadini, enti pubblici, imprese, associazioni, scuole – per ridurre lo spreco alimentare. È questo il tema della 11° Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare in programma il 5 febbraio. Un fenomeno che colpisce l'Italia con ben 13 miliardi di cibo che finiscono nella spazzatura. Scopri di più con i medici di Cibum dell'Azienda ospedaliera-universitaria di Siena.

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Consulenza scientifica

Barbara Paolini

Medico dietologo e direttore dell’UO di Dietetica e Nutrizione Clinica presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese. Professore all'Università di Siena. Presidente Nazionale Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI).

STOP ALLO SPECO ALIMENTARE

Make the difference. Stop #foodwaste” è il titolo dell’11a Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare in programma il 5 febbraio, proiettata verso il traguardo sempre più imminente degli Obiettivi di sostenibilità fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Sarà un’edizione focalizzata sulla necessità di moltiplicare le buone pratiche quotidiane a ogni livello – cittadini, enti pubblici, imprese, associazioni, scuole – per arrivare insieme alla mèta.

A partire dalla prevenzione e riduzione dello spreco alimentare nelle case, nella filiera di produzione, distribuzione e commercio del cibo, nella ristorazione, nelle mense, nei comportamenti e nelle abitudini di acquisto, gestione e conservazione degli alimenti: consapevoli delle strette implicazioni fra spreco alimentare e impatto ambientale.

Sono circa 735 milioni le persone che soffrono la fame nel mondo eppure la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) stima che a livello globale, il 13% del cibo viene perso nella catena di distribuzione, dal post-raccolto alla pre-vendita al dettaglio e un ulteriore 17% del cibo viene sprecato a livello familiare. Questi dati oltre a sottolineare la grande diseguaglianza che ancor oggi si osserva nell’accesso al cibo da parte della popolazione in tutto il mondo, ci impongono di riflettere anche in merito al fatto che la produzione di cibo destinato ad essere sprecato impatta pesantemente sulla salute dell’ambiente, degli animali e dell’uomo.

IN ITALIA SI SPRECANO 13 MILIARDI DI CIBO

Anche l’Italia è risultata sprecona: nel bidone finiscono ben 13 miliardi di cibo, e lo buttano anche i poveri. Risale infatti nel nostro Paese lo spreco alimentare: a casa si passa da 75 grammi di cibo buttato ogni giorno a testa nel 2023, a quasi 81 grammi nel 2024, in pratica oltre mezzo chilo (566,3 grammi) a settimana. Si tratta dell’8,05% di spreco in più rispetto a un anno fa, per un costo l’anno a famiglia di 290 euro e di 126 euro procapite. È la fotografia che emerge dal Rapporto ‘Il caso Italia’ dell’Osservatorio Waste Watcher International. Si scopre che si spreca di più nelle città e nei grandi Comuni (+ 8%) e meno nei piccoli centri e a buttare più cibo sono le famiglie senza figli (+ 3%) e i consumatori a basso potere d’acquisto (+17%); un fenomeno più accentuato al Sud (+ 4% rispetto alla media nazionale) e meno a Nord (- 6%).

Conti alla mano lo spreco complessivo di cibo in Italia vale oltre 13 miliardi: un dato vertiginoso che include quello domestico, che incide per quasi 7,5 miliardi, quello nella distribuzione di quasi 4 miliardi, oltre allo spreco in campo e nell’industria, molto più contenuto. L’effetto prolungato dell’inflazione abbassa, infatti, il potere d’acquisto e indirizza verso cibo di peggiore qualità e più facilmente deteriorabile; 1 consumatore su 2 cerca cibo a ridosso di scadenza per risparmiare, il 41% sceglie il discount a scapito del negozio, il 77% ha intaccato i risparmi per fare fronte al costo della vita, il 28% ha tagliato ulteriormente il budget per la spesa alimentare.

LA POVERTÀ AUMENTA LO SPRECO ALIMENTARE

La questione dello spreco di cibo è anche legata all’allarme sociale: chi si dichiara ‘povero’ mangia peggio e spreca di più (+17%). L’effetto prolungato dell’inflazione abbassa, infatti, il potere d’acquisto e indirizza verso cibo di peggiore qualità e più facilmente deteriorabile; 1 consumatore su 2 cerca cibo a ridosso di scadenza per risparmiare, il 41% sceglie il discount a scapito del negozio, il 77% ha intaccato i risparmi per fare fronte al costo della vita, il 28% ha tagliato ulteriormente il budget per la spesa alimentare.

Dall’indagine emerge anche la tipologia dei prodotti più sprecati dagli italiani: al primo posto c’è la frutta fresca, seguita da cipolle, aglio e patate, quindi il pane fresco, le insalate e le verdure con gli ortaggi.

10 REGOLE PER RIDURRE LO SPRECO ALIMENTARE

Ricordiamo 10 regole fondamentali per ridurre gli sprechi a livello domestico:

1 – Stagionalità: seguire la stagionalità e l’origine del prodotto, soprattutto per frutta e verdura.

2 – Frigorifero: riporre in modo corretto e nel ripiano adeguato del frigo la spesa, mettendo davanti quelli più deperibili e a breve scadenza.

3 – Freezer: quando è possibile congelare i prodotti per prolungarne la durata nel tempo e mantenerne la freschezza.

4 – Dispensa: mantenere pulita la dispensa e usare contenitori rigidi per la conservazione di alimenti come pasta, farina ecc.

5 – Etichette: attenzione alle scadenze e al loro significato reale.

6 – Cucina: fare sempre attenzione alle quantità del cibo quando si cucina.

7 – Manutenzione: frigo e fornelli vanno puliti e mantenuti con regolarità.

8 – Ricette: riutilizzare gli alimenti avanzati e gli scarti alimentari con ricette nuove.

9 – Condivisione: se è troppo e non si può congelare o riciclare, il cibo può essere condiviso immediatamente con amici e vicini di casa (foodsharing).

10 – Spesa: scelta dei pasti e programmazione della spesa per evitare acquisti sbagliati, frettolosi ed eccessivi. Fare una lista delle cose da acquistare, in base alle reali esigenze.

BIBLIOGRAFIA

http://www.salute.gov.it

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