Consulenza scientifica
SPORT: QUASI 5 MILIONI DI PRATICANTI
Il Centro Studi e Osservatori Statistici per lo Sport della CONI Servizi SpA riporta che, nel 2017, le persone praticanti sport a livello agonistico (dunque atleti e atlete) erano 4,7 mln. Di questi, il 72% atleti e il 28% atlete e circa 2,7 mln, pari al 57%, avevano meno di 18 anni.
ATTIVITÀ FISICA: PRATICATA DA 20 MILIONI DI PERSONE
Sempre nel 2017, nelle statistiche ISTAT relative all’indagine “Aspetti della vita quotidiana”, il 34% degli italiani con più di tre anni, pari a circa 20 mln di persone, ha dichiarato di praticare almeno uno sport (a livello agonistico oppure non agonistico o anche per divertimento intendendo per sport l’attività motoria). Circa il 25% della popolazione (quasi 15 mln) ha affermato di farlo con continuità mentre il 9% ha detto di praticare tale attività in modo saltuario.
ATTIVITÀ FISICA: IL 38% È SEDENTARIO
Per contro, purtroppo, il 28% (oltre 16 mln) ha dichiarato di fare “solo qualche attività fisica nel proprio tempo libero” e i sedentari sono il 38% (oltre 22 mln) della popolazione. In pratica due italiani su tre non fanno attività fisica in grado di determinare benefici della loro salute. Quest’aspetto è da considerare d’importanza fondamentale, in particolare, per gli impatti che genera sul sistema sanitario.
È vero che il numero dei praticanti tende (lentamente) a aumentare: nel 2001 le persone che dichiaravano di fare attività in modo continuativo erano il 19% della popolazione (6 punti in meno dell’ultima rilevazione) e i sedentari il 40% (2 punti in più). Tuttavia, in Italia il numero delle persone attive è ancora troppo basso in assoluto e in rapporto alle altre nazioni. Inoltre, l’attività sportiva presenta differenze di genere molto marcate: lo sport con continuità risulta praticato dal 29% degli uomini e dal 21% delle donne.
L’ESPERTO: RIDURRE LA SEDENTARIETÀ IN ETÀ AVANZATA
“Il quadro italiano appare quindi caratterizzato da un numero di persone attive davvero basso, da una differenza di genere, penalizzante le donne, particolarmente marcata e da differenze territoriali importanti”. Afferma il Professor Marco Bonifazi, che indica: “I dati, anche in confronto con gli altri paesi europei, mostrano come sarebbe necessaria nel nostro paese una politica volta ad aumentare il numero dei praticanti l’attività motoria, al femminile in particolar modo. Così come è necessaria una forte attenzione per il Sud ed a prolungarne l’attività anche in età avanzata. Quest’ultimo aspetto appare fondamentale per l’impatto sul sistema sanitario: secondo il Censis, infatti, dal 2010 al 2030 la popolazione italiana di over 65 aumenterà da circa 12 mln a oltre 16 mln grazie all’aumento della speranza di vita delle persone di tre anni”.
ATTIVITÀ FISICA: IL DATO EUROPEO
Per confronto, Sport Statistics 2018 di Eurostat, riporta che, oltre i 15 anni, l’attività motoria almeno una volta la settimana è praticata da oltre il 40% della popolazione europea sia maschile sia femminile. In Danimarca, Germania, Austria, Lussemburgo, Svezia, Norvegia e Finlandia tale valore supera il 60% (in qualche caso il 70%) e spesso è addirittura leggermente superiore nelle donne rispetto agli uomini.
ATTIVITÀ FISICA: CAMBIA CON L’ETÀ
La pratica motoria in Italia è fortemente influenzata dall’età: diminuisce in modo rilevante con l’aumentare degli anni. Basta pensare che la popolazione praticante con continuità scende sotto il 20% dopo i 55 anni per gli uomini e dopo i 35 anni per le donne. Inoltre, tale pratica è caratterizzata da differenze territoriali marcate: nel Centro-Nord la percentuale dei praticanti in modo continuativo è compresa fra il 27 e il 29% mentre nel Sud è nelle isole è di poco superiore al 18%.
BIBLIOGRAFIA
- I numeri dello sport 2017, CONI Servizi
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